L’IGP da sempre rappresenta uno dei marchi di qualità e di tutela del prodotto più ricercato ede ambito. Proprio per tale motivo i produttori del cioccolato di Modica, famoso in tutto il mondo, hanno avvito l’iter per ‘Iindicazione Geografica Protetta”. Una procedura che però adesso rischia di creare seri problemi agli stessi produtto che, in modo provocatorio, lanciano un nuovo brand: “Cioccolato di un paese vicino Ragusa” e non “Cioccolato di Modica”.
Ma cherciamo di capire cosa è successo ed il perchè la storica Cioccolateria Bonajuto e Fud Bottega Sicula lanciano in tutti i ristoranti Fud, in modo del tutto provocatorio, il nuovo packaging della classica tavoletta di cioccolato.
Tutto è iniziato nel 2017 quando il Consorzio di Tutela cioccolato di Modica deposita la proposta di riconoscimento del marchio Igp per la denominazione “Cioccolato di Modica” presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, dopo la riunione di pubblico accertamento prevista dalla legislazione, la domanda viene accolta e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 05/05/2017. Il disciplinare, in assenza di opposizioni, è dunque passato all’esame dell’Unione Europea che lo ha a sua volta pubblicato (con qualche modifica) sulla Gazzetta Ufficiale Europea. L’organismo di controllo Csqa individuato per l’effettuazione dei controlli sul prodotto, interpellato da Bonajuto, ha recentemente comunicato via email che ad oggi non è stato ancora approvato alcun Piano dei controlli per il prodotto del quale è stata richiesta la tutela e se dovesse avvenire la registrazione senza il Piano, nessuno potrebbe più usare il nome. Un bel caos, in cui si rischia un periodo di limbo durante il quale utilizzare la denominazione “Cioccolato di Modica” potrebbe addirittura esporre anche i produttori storici a rischi di sanzioni.
“In questa situazione, senza nessuna certezza circa il corretto utilizzo della denominazione e delle modalità di certificazione – dice Pierpaolo Ruta, amministratore di Antica Dolceria Bonajuto – ho sentito l’esigenza di inventare una denominazione provocatoria che ci avrebbe permesso di spiegare cosa stava succedendo. C’è chi si è sentito offeso, ma le responsabilità non sono certamente da imputare a noi o a Fud. Ci sono degli aspetti del dossier di certificazione nei confronti dei quali sono stato inoltre personalmente molto critico e che in questi anni sono stati ignorati dagli attori principali della faccenda. In primis, la domanda presentata al Ministero non tiene conto della bella definizione che Leonardo Sciascia fece del “Cioccolato di Modica” (poiché dicendo il vero, lo descriveva solo alla cannella o alla vaniglia) e ciò avrebbe potuto a mio parere arrecare nocumento a tutte le altre tipologie nate in questi ultimi anni. Inoltre le origini mesoamericane della metodologia di lavorazione siano state “censurate” poiché poco avrebbero lasciato alla fantasiosa “certezza anagrafica” della quale ormai da anni ci si ostina a parlare pur di dimostrare che questa tipologia di cioccolato nacque a Modica, cosa a mio parere non vera. Per non parlare del fatto che all’interno del dossier si fa riferimento ad un articolo del “Times” che è in realtà un articolo pubblicato dal “Times of Malta” nel quale l’estensore afferma testualmente: “The chocolate is available in various flavours including vanilla, cinnamon, lemon, orange, peperoncino and even salty, none of them exactly to my taste. Un articolo che non mi pare faccia una bella pubblicità al nostro prodotto.”