All’interno del tempio di Wat Tham Krabok, uno dei più popolari in Thailandia, si trova un centro di riabilitazione per tossicodipendenti ed alcolisti dove, per disintossicarsi, centinaia di uomini si recano come in pellegrinaggio verso una grotta santa, nella speranza che il miracolo della vita li strappi alla morte. Esattamente come Lourdes o Medjugorje, ma nel cuore della Thailandia, in questo monastero chi ha avuto la grazia della guarigione dalla dipendenza spesso ritorna per aiutare il prossimo, affetto dalle stesse problematiche che con fatica ed abbandono alle cure della via del Buddha, ha superato o, anche frequentemente, ritorna a ringraziare chi li ha liberati dalla schiavitù dell’alcol o dell’eroina o di droghe pesanti.
La via del Buddha è severa in questa terra pacifica nella Thailandia centrale ed il percorso non è per nulla semplice. Il tempio, Wat, è simbolicamente costruito a ridosso di un bivio che separa due strade, come due scelte di vita; una leggenda narra che fu fondato con l’arrivo di un contadino proveniente dalle colline del Triangolo d’oro per disintossicarsi dall’oppio, e pare avesse chiesto aiuto a Luang Por Yai, una monaca che si era ritirata in una grotta per meditare. Luang preparò un estratto di erbe medicinali e lo fece bere al contadino che, si dice, guarì perfettamente. Dal 1959, quando il priore Chiam Rhum decise di impegnarsi per il recupero dei tossicodipendenti e in seguito anche gli alcolisti, la fila davanti al Wat Tham Krabok non si è più interrotta. Sono venuti in centomila da ogni parte del mondo per provare a salvarsi e in molti ce l’hanno fatta. La terapia può durare dai 7 ai 28 giorni, durante i quali ci si sottopone a un trattamento di meditazione e cure a base di erbe medicinali, bagni di vapore e bevande a base di frutta.
Durante i primi 5 giorni, alle 3 del pomeriggio, viene fatto bere ai pazienti un miscuglio di erbe per indurli a vomitare ed espellere così le tossine dal corpo; proprio per questo il sito è anche conosciuto come “Tempio del vomito”.
Uno dei pochi casi di insuccesso con questa terapia è stato il cantante inglese Pete Doherty che, solo dopo qualche giorno è tornato in Gran Bretagna criticando aspramente le metodologie utilizzate. A onor del vero tra i Libertines ed i Babyshambles , i due gruppi di cui è stato frontman, più d’uno potrebbe raccontare qualche aneddoto di poca assiduità e scarsissima affidabilità del cantante britannico.
Tham Krabok significa proprio “Grotta della pipa d’oppio” ed i pellegrinaggi arrivano principalmente da Europa, Stati Uniti e Giappone. Così come il triangolo d’oro tra Thailandia, Laos e Birmania è spesso stato per i turisti meta per stordirsi con le droghe e fuggire da un mondo tecnologico e frettoloso, così ora, alcuni vi tornano per ritrovare salute e stabilità interiore.
Parte di questo territorio, oggi, è stato bonificato e Nazioni Unite e governo thailandese sono intervenuti riuscendo a far abbandonare la coltivazione dei papaveri, destinati alla produzione dell’oppio, in favore di piante meno pericolose. L’azione delle polizie inoltre è diventata più pressante, anche se permangono connivenze e speculazioni del governo birmano che tollerano e facilitano i traffici di una fitta rete di spacciatori internazionali.
Attualmente si combatte contro la “Ya ba”, nuovo flagello dei giovani, una pasticca rosa terribilmente eccitante che ha già conquistato testa e fisico di trenta milioni di nuovi tossicodipendenti in tutta l’Asia; qualcuno di loro si è già affacciato al Wat Tham Krabok e, come tutti gli altri, si è sottoposto al trattamento della “Grotta della pipa d’oppio”.
La bevanda, fatta con le erbe, provoca un’incontenibile tempesta nello stomaco, quasi una liberazione fisica dalla droga e dall’alcol; tossicodipendenti ed alcolisti rimettono per giorni ed ogni sorso dell’infuso si dica provochi un dolore lancinante.
Il processo è dunque lungo e faticoso e qualcuno dotato di minor forza d’animo cede e tenta la fuga ma l’abate di Tham Krabok, Luang Por Campeng Seng, ha organizzato un’efficace rete di protezione; inoltre i contadini che lavorano nei campi intorno al monastero ricevono 500 bath, per ogni fuggitivo riportato indietro. Dopo il primo periodo inizia quello più difficoltoso, durante il quale i pellegrinanti sentono l’astinenza ed avvertono forte l’impulso di procurarsi una dose di droga o dell’ alcool; proprio per questo motivo a chi sceglie di fermarsi al Wat Tham Krabok vengono tolti tutti gli oggetti personali, soldi compresi, che saranno poi restituiti dopo la guarigione. Chi arriva lascia gli abiti, indossa una tunica rossa e, nella maggior parte dei casi, fa ritorno a casa cambiato.