Le origini dello skate “moderno” avvennero tra gli anni ‘50 e ‘60 in California dove alcuni surfers, non potendo praticare il loro sport in assenza di mare mosso, ebbero l’idea di applicare sotto una tavola da surf 4 ruote per far ugualmente pratica e scendere lungo i pendii asfaltati. Lo sviluppo di quest’idea, nel 1959 portò le prime tavole da skateboard sugli scaffali dei negozi; non si trattava d’altro che di una semplice tavola di legno verniciata con due supporti in metallo fissati con dei bulloni e 4 ruote di acciaio, sostituite in seguito con quelle d’argilla.
Il prodotto ebbe un enorme successo fino ai primi anni ’70, momento in cui però la diffusione dello skateboard accusò uno stop, probabilmente dovuto all’oggettività del fatto che ancora non fosse stato messo a punto l’assetto ottimale. La ripresa dello skate non tardò a giungere quando fu introdotto un particolare materiale antisdrucciolo che ricopriva la parte superiore della tavola e Nasworty sviluppò le ruote in uretano che sostituivano la gomma sintetica; in seguito nel 1975, Road Rider introdusse le ruote con i cuscinetti di precisione.
Nel 1976 in Florida venne aperto il primo skatepark, le tavole passarono dai tradizionali sette ai nove pollici di lunghezza ed, in seguito alla creazione delle “pool”, piscine senz’acqua con le pareti curve, Alan Ollie Gelfand inventò proprio l’Ollie, la celebre alzata della tavola senza l’uso delle mani.
Nel 1978 lo skate venne riconosciuto dal C.O.N.I. ma la sua celebrità solo due anni dopo, nel 1980, ebbe nuovamente un calo, questa volta causato dal fenomeno della BMX, indimenticabile “Bicycle Motocross”, dove la X sta appunto per cross, croce.
Tra il 1983 ed il 1991 acquisì nuovamente popolarità grazie allo “Stalefish Grab” e a numerosi Trick ideati da Tony Hawk e Mark Gonzales, meglio conosciuto dagli appassionati come Gonz. Un trick è una specifica manovra eseguita da uno skater; la maggior parte dei trick si basa su ollie e può includere numerose varianti: jump, flip, grab, slide, grind e stall, le quali possono, a loro volta, essere combinate con rotazioni di 180°, e relativi multipli e sottomultipli.
In seguito al boom degli skatepark lo skate venne offuscato dall’utilizzo dei rollerblade, i famosi pattini a rotelle in linea nati negli anni ’80 e sviluppatisi prevalentemente negli anni ’90.
Da quando è nato e fino ai giorni nostri lo skate ha avuto alti e bassi, momenti di gloria e crisi, però la tecnologia è sempre migliorata, anche dal punto di vista della sicurezza, anche se, ad oggi, non è mai diventato sport olimpico.
La tavola, chiamata anche board o deck, è la parte superiore dello skate. Le caratteristiche essenziali sono: lunghezza, larghezza e forma o shape, in gergo tecnico; lunghezza e larghezza sono misurate in pollici ed un pollice corrisponde a 2,54 cm.
Generalmente per lo skate tradizionale la lunghezza è di 30 o 31 pollici, ma può arrivare ai 40 o 42 pollici per alcune varianti specializzate della longboard, per quanto riguarda la larghezza la maggior parte variano tra i 7.5 e gli 8 pollici e per quanto concerne la forma, in base alla disciplina, la tavola può avere varie forme. Quella tradizionale, chiamata concava, ha la punta e la coda rialzati di circa 15° per aver un miglior controllo; altri hanno queste due parti più angolate e lunghe. La tavola può essere composta di vari materiali, ma la maggior parte sono composte da cinque a nove strati di legno d’acero canadese chiamati ply, incollati tra di loro con vene incrociate. In alcuni skateboard vengono usati anche altri materiali come bambù, alluminio, carbonio, kevlar o altri compositi in fibra di vetro per migliorare la qualità della tavola e diminuirne il peso. La parte superiore della tavola è coperta da uno strato antiscivolo chiamato grip che assicura un’aderenza impeccabile, mentre la parte inferiore molto spesso è decorata con disegni e può presentare due strisce sottili di plastica che riducono l’attrito con la superficie.
La concezione di rischio nasce insieme allo skate stesso nel momento in cui, per chiudere un trick complesso, ci si allena per ore ed ore, giorni o mesi, saltando e volteggiando in aria contro la forza di gravità stessa e riempiendosi di croste e ferite. E’ questa lettura dello skate che porta al celeberrimo Tony Hawk, numero uno al mondo e precursore del boom che oggi non è più una novità, e ingloba indubbiamente lo skate nella categoria sport estremo; è però altrettanto vero che, scevri dal desiderio di compiere evoluzioni rischiose, lo skate può tramutarsi in un divertente ed economico mezzo di locomozione alternativo, in città specialmente che si prestano dal punto di vista morfologico.
Ad ogni modo lo skate diventa indubbiamente uno stile di vita, un modo di farsi accarezzare dall’aria, sfruttando i lievi pendii ma utilizzando sempre e comunque la propria forza e le proprie energie, un modo di sentirsi liberi e di mettersi alla prova, secondo la singola propensione al rischio e al pericolo; insomma una piccola metafora in movimento della vita stessa.