Nato a Teramo il 2 Maggio del 1930 e morto a Roma quattro anni fa nel 2016, dopo aver combattuto con due tumori da cui da tempo era affetto, è stato co-fondatore e leader del Partito Radicale, nato nel 1955; di chiaro orientamento liberale e socialista, non fece mai mistero, anche attraverso i suoi celebri scioperi della fame e della sete, di quanto lontano si sentisse dai veti imposti dal clero e dal proibizionismo in materia di legalizzazione di droghe leggere vigente in Italia. Nei primi anni settanta, per via della legge del 1954 che reprimeva il traffico di droga dilagante in Italia, molti giovani venivano arrestati con accusa di detenzione di minime quantità di hashish e marijuana; durante una celebre intervista a Pannella, lo stesso dichiarò che, seppur non avesse mai avuto occasione di fumare né hashish né marijuana, e non avendone neppure intenzione o necessità, avrebbe preventivamente avvertito le forze dell’ ordine ed avrebbe fumato in una pubblica azione di disobbedienza civile. Nel Luglio 1975, infatti, durante una conferenza stampa presso la sede del Partito Radicale, Pannella come promesso fumò uno spinello venendo arrestato. Con questo gesto Panella denunciò una realtà sanitaria e sociale che riuscì a far riflettere il paese e a portarlo all’approvazione di una nuova legge; pur scongiurando qualsiasi liberalizzazione delle droghe leggere, il governo italiano depenalizzava così le sanzioni derivate dal consumo personale.
Negli anni novanta, seguendo la scia del governo statunitense che in quegli anni aveva indetto un’aspra guerra alle droghe, in Italia veniva approvata la legge Jervolino-Vassalli; a seguire il governo della Democrazia Cristiana attuò un approccio repressivo ai consumatori di cannabis e, vent’anni dopo dalla prima battaglia, Pannella decise di far sentire nuovamente la sua voce in merito alla questione. Il 27 Agosto del 1995 a Roma venne organizzata una nuova disobbedienza civile a Porta Portese durante la quale Pannella ribadì quella che era l’essenza dell’antiproibizionismo radicale: non legalizzare per incentivare il consumo delle droghe leggere, ma farlo per togliere alle organizzazioni criminali l’ingente potere economico che deriva dalla padronanza del mercato nero. Il motto di Marco Pannella e dei radicali è sempre stato di non vietare, semplicemente perchè il divieto ed i proibizionismi non saranno mai in grado di eliminare la domanda; fermare l’esercizio di una facoltà umana è pura utopia, ed è molto più costruttivo e realistico concedere la libertà attraverso l’assunzione di responsabilità del singolo.
Precursore dei recenti orientamenti dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite, che in molti stati si traducono con posizioni antiproibizioniste, Pannella è morto senza vedere i frutti del suo operato ma con la consapevolezza che l’embrione contenuto nei semi interrati con faticose battaglie personali, sta uscendo dalla fase di quiescenza.
Artisti come Vasco Rossi sul web lo hanno ricordato con attestati di affetto sottolineando la stima verso i temi trattati dal politico e cari al cantante stesso come la lotta al pregiudizio, la tolleranza, l’anticonformismo, l’antiproibizionismo e la lotta all’ipocrisia della società. Di Pannella il cantante di Zocca celebra in un tweet l’approccio moderno alla vita sociale, con l’uomo ed i suoi diritti al centro di tutto, davanti a qualsiasi inutile logica di partito definendolo “un idealista nel tentativo di “s-bigottismo” e di cambiamento della società italiana; un uomo onesto che, al posto dei salotti, sceglieva sempre la provocazione e la piazza.”
Buon compleanno, guerriero dei diritti civili in Italia, oggi sarebbero stati novanta.