Si è tenuta a Siracusa, il 15 dicembre 2021 la conferenza stampa riguardante la proposta di Michele Lonzi, presidente dell’Associazione Nazione Forestali Italiani,  ritorna a proporre una legge che potrebbe determinare la lotta contro il dissesto idrogeologico causato dalla negligenza dell’uomo e dai cambiamenti climatici. Già in passato aveva proposto il disegno di legge che era stato accettato da Piersanti Mattarella, ma la sua triste dipartita causata dalla mafia, fece bloccare l’intero progetto.
Lonzi, insieme al collega Edy bandiera (agronomo e assessore regionale all’agricoltura ,allo sviluppo rurale e alla pesca) hanno chiesto un incontro con Gianfranco Miccichè (presidente dell’assemblea regionale) per proporre al Parlamento siciliano l’emanazione delle norme attuative della legge n.440 del 1978,la quale riguarda il recupero produttivo delle terre incolte o abbandonate, anche al fine della salvaguardia degli equilibri idrogeologici e della protezione dell’ambiente. E’ stato proposto durante la conferenza stampa, di censire necessariamente i terreni abbandonati, incolti o insufficientemente coltivati, questo censimento nella regione Sicilia potrebbe essere eseguito dal Corpo Forestale della Regione Sicilia, che potrebbe rilasciare dei dati certi all’Assemblea Siciliana ,a questo censimento potrebbero poi essere aggiunte le procedure relative alle concessioni per la rimessa a produzioni di questi terreni.
La Sicilia segna su 390 comuni,360 sono a rischio idrogeologico, l’Italia risulta così il quarto nel mondo con il maggior numero di vittime annue causate dagli eventi climatici e dal dissesto del territorio.
Ha continuato Lonzi:”In quarant’anni  in Italia, la superfice agricola utilizzata (SAU) è passata da diciotto milioni di ettari agli attuali tredici milioni con una perdita netta di cinque milioni di ettari, estensione che equivale a quella della superficie dell’intera regione Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna messe insieme. In Sicilia, si è passati da 1 milione e 730mila ettari del 1970, ad 1 milione 384mila ettari del 2010, con una perdita netta di 346mila ettari, estensione che equivale alla superficie dell’intera provincia di Catania”.
Questi dati allarmanti, la segnalazione lanciata dall’Associazione Nazionale Forestali Italiani, non è stata presa seriamente ne dal Governo centrale,nè dalla Regione Sicilia.
“Sono stati, invece, incredibilmente attenti alla problematica il presidente della Repubblica, Mattarella e Papa Francesco che hanno apprezzato le mie note, incoraggiandomi così a proseguire in questa opera di sensibilizzazione” ha aggiunto Lonzi. Una riflessione importante quella rilasciata dal Presidente dell’A.N.Fo.I che ha dedicato alla filiera del legno che conta 80 mila aziende con cinquecentomila lavoratori operanti nel settore.
“Filiera che alla luce dei dati citati, terre incolte, abbandonate od insufficientemente coltivate, può avere grossi margini di sviluppo. Limiteremmo così le importazioni dall’estero (importiamo i due terzi del fabbisogno di legno) raggiungendo altri tre obiettivi: dare una mano all’imprenditoria del legno e, cosa ancora più importante,
ritornare a presidiare il territorio, limitando così seriamente il succedersi dei disastri ambientali ed, infine, utilizzare al meglio la manodopera bracciantile degli operai utilizzati nella cura e manutenzione dei boschi” ha aggiunto Lonzi.
Hanno preso partecipazione con interventi alcuni componenti del comitato scientifico dell’Associazione Nazionale Forestali Italiani, tra cui Vincenzo Vacante (docente, ordinario di Entomologia generale ed applicata presso la Facoltà di agraria, Università degli studi Mediterranea di Reggio Calabria, esperto internazionale in lotta biologica in Selvicoltura, Orticoltura ed Agrumicoltura) il quale ha dichiarato: : “I fenomeni climatici e il conseguente dissesto si relazionano intimamente tra loro e chiamano in causa un’atavica disattenzione di una parte del mondo scientifico e politico, che per anni ha negato la valenza del loro impatto sul pianeta e pertanto l’inaugurazione una serie di riflessioni di ordine etico, tecnico-scientifico e politico come quelle odierne può aiutare a stimolare le coscienze e ad invertire la rotta”.
L’intervento di Silvio Santacroce(avvocato, esperto di diritto commerciale comunitario ed internazionale, già responsabile dell’area legale presso l’assessorato regionale dell’Agricoltura della Sicilia per l’attuazione del Por 2000-2006 e della programmazione 2007-2013) il quale ha evidenziato i passaggi del Next Generation Eu in cui le azioni legate all’ambiente sono fondamentali. Infatti, Santacroce ha spiegato:” Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedica una parte della Missione 2 (Rivoluzione verde e transizione ecologica) alla sicurezza del territorio, intesa come mitigazione dei rischi idrogeologici (con interventi di prevenzione e di ripristino), alla salvaguardia delle aree verde e della biodiversità (es. con interventi di forestazione urbana, digitalizzazione dei parchi, etc.), all’eliminazione dell’inquinamento delle acque e del terreno (es. con bonifica siti orfani), e alla disponibilità di risorse idriche (es. infrastrutture idriche primarie, agrosistema irriguo, fognature e depurazione), tutti aspetti fondamentali per assicurare la salute dei cittadini e, sotto il profilo economico, per attrarre investimenti. All’intervento di Santacroce si aggiunge quello di Francesco Azzarro (dirigente dell’Ispettorato dell’agricoltura di Ragusa, già responsabile del Distretto assistenza tecnica in agricoltura di Siracusa) che ricorda come:” Nel nuovo programma 2023/2027, la Pac (Politica Agricola Comune) cambia veste ed ambisce a rendere l’agricoltura resiliente ai cambiamenti, soprattutto quelli di mercato, quindi sostenibile e capace di offrire vitalità alle zone rurali”. Filadelfo Brogna (direttore dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste di Siracusa e già responsabile al Dipartimento dello Sviluppo Rurale e Territoriale delle riserve naturali della provincia di Siracusa) dichiara :”benché nel suo complesso lo schieramento antincendio estivo e gli interventi di soccorso alle popolazioni nello scorso autunno si siano rilevate efficaci ed efficienti, difficilmente potranno reggere nel lungo periodo ad eventi sempre più catastrofici”. Prosegue:” Solo la cura del territorio con il recupero delle terre incolte e abbandonate, attraverso una agricoltura sostenibile, ed una attenta salvaguardia dei boschi, possono mitigare il fenomeno che negli ultimi anni ha visto un aumento delle superfici percorse dal fuoco, con gravi danni alle imprese agricole”.
Mons. Giuseppe Greco (docente di Lettere e religione, Assistente del MEIC e Prelato d’onore di Sua Santità) ha sottolineato :”È necessario un sussulto della coscienza comune per invertire la rotta, si esige la scelta di una ‘ecologia integrale’: ambientale, economica, sociale, culturale”.
Lonzi ha ricordato le parole del santo padre il quale ha detto:” non c’è ecologia senza un’adeguata antropologia che è la responsabilità più grande di fronte a quanti, a causa del degrado ambientale, sono esclusi, abbandonati e dimenticati”.
La conferenza si è conclusa con l’intervento di Edy Bandiera che ha detto: “Se opportunamente valorizzata, anche attraverso deroghe ai sistemi produttivi voluti dalle stringenti norme igienico sanitarie europee, la tipicità dei nostri prodotti può ridare sviluppo a tutte quelle aree interne collinari e montane che sono un vero scrigno di biodiversità e che altrimenti debbono necessariamente essere abbandonate. È chiaro che, oltre alle deroghe ai sistemi produttivi per produzioni tipiche e tradizionali, bisogna prevedere un reddito di ruralità integrativo, assieme all’accesso ai terreni incolti, abbandonati e/o insufficientemente coltivati (Legge 440 del 1978)””.
Ha aggiunto Bandiera, infine:” non può non guardare ai giovani che se opportunamente sostenuti possono sicuramente trovare occasioni di sviluppo socio economico nella valorizzazione del patrimonio agroalimentare tradizionale e tipico delle aree interne, collinari e montane”.

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